2
Nov 2017Anche il web e i social media hanno un loro galateo, la c.d. “netiquette”.
Com’è facile intuire, il neologismo è una crasi che nasce dalla fusione dell’inglese network (rete) con il francese étiquette (buona educazione).
L’elaborazione di una serie di regole di comportamento per l’utente del web, soprattutto quando interagisce con altri utenti attraverso mailing list, forum, blog, email e social network in genere, nasce dall’esigenza di arginare il linguaggio e i contenuti sempre più maleducati (per usare un eufemismo) degli internauti.
Si tratta, per lo più, di regole abbastanza banali e ispirate al più comune buon senso che dovrebbe sempre guidare gli utenti (“non usare un linguaggio irrispettoso o, peggio, turpe”): il web è sì un mondo parallelo ma è pur sempre un modo popolato da persone e la buona educazione ed il rispetto per gli altri valgono ovunque.
Alcune regole, anche se banali, non sono forse così scontate (“non usare soltanto il maiuscolo o il grassetto in quanto in internet ciò equivale ad urlare”).
Le regole della netiquette non rappresentano norme di legge vincolanti ma –come sappiamo- non si devono mai trascurare le conseguenze giuridiche delle nostre condotte sul web (abbiamo già parlato del reato di diffamazione aggravata ma pensiamo, per esempio, anche alle possibili violazioni della privacy altrui).
Nella scelta delle parole o delle immagini con cui si comunica nel web, ricordiamo che la rete non dimentica: non scrivete sull’onda dell’entusiasmo, della rabbia, dell’indignazione (la netiquette, infatti, vieta di fare flame); il giorno dopo potreste pentirvene e qualcuno ve ne potrebbe chiedere conto.
La netiquette, peraltro, non è solo una forma di buona educazione ma è spesso giustificata dalle peculiarità del mezzo: dietro molte regole, dunque, si nascondono esigenze tecniche che impongono determinati comportamenti (nelle e-mail, ad esempio, è consigliato l’utilizzo della modalità “solo testo”, onde evitare incompatibilità con alcuni software di posta elettronica e per evitare uno spreco di risorse con e-mail troppo pesanti).
Sempre più spesso, sono gli stessi social network e provider ad elaborare una propria policy di comportamento che l’utente si impegna a rispettare: la violazione di quelle regole, dunque, oltre a comportare la disapprovazione degli altri utenti, può essere sanzionata con la sospensione o il blocco del trasgressore.
La policy di You Tube, per esempio, prevede due tipi di contenuti non graditi: quelli illegali o razzisti, che vengono automaticamente rimossi; quelli c.d. “controversi” che, una volta segnalati da altri utenti o dal sistema, vengono relegati in una sorta di limbo che ne riduce l’accessibilità da parte degli utenti.
Di recente, anche Twitter ha annunciato l’intenzione di inasprire la propria policy per contrastare la violenza verbale e le campagne d’odio (soprattutto contro le donne) che sempre più spesso corrono sulla piattaforma.
In conclusione, la buona educazione non guasta … anche nel web.